Tridenti d’Oro e Academy Award 2017

Cerimonia Tridente d’Oro e Academy Awards 2017 – EudiShow – 4 Marzo 2017

Nell’ambito della 25° edizione di Eudi Show, che si è svolta a Bologna all’inizio di marzo, ha avuto luogo la cerimonia della consegna dei Tridenti d’Oro e dell’Academy Award per l’ edizione 2017. Un’opportunità unica per incontrare in Italia tre “celebrità” del mare.

I premiati sono stati l’oceanografa statunitense Sylvia Earle, il biologo e documentarista francese Laurent Ballesta e l’esploratore italiano Edoardo Pavia che sono, come è tradizione dei Tridenti d’Oro, tra i personaggi più importanti della subacquea mondiale di oggi, dei veri e propri simboli capaci di attrarre e di essere di esempio ed ispirazione per tutti quelli che amano e studiano il mare a qualunque livello.

Il programma della cerimonia è stato completato col conferimento dell’Accademy Award, equivalente al Tridente ma riservato alle organizzazioni, alla ditta TEMC-DE-OX per essersi distinta nella progettazione e costruzione di apparecchiature d’avanguardia portando nel mondo l’eccellenza della produzione italiana.

La cerimonia è stata presentata da Marina Cappabianca, autrice e produttrice di numerosi documentari di rilevanza internazionale. Il Professor Sebastiano Tusa, Presidente dell’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee, archeologo subacqueo e Soprintendente del Mare della Regione Siciliana, ha salutato e ringraziato il numeroso pubblico presente, tanti Accademici, ma anche molti subacquei venuti ad assistere a questa imperdibile occasione. Siamo giunti alla cinquantasettesima edizione di questo evento annuale che è la consegna dei Tridenti e degli Awards. L’Accademia resiste al tempo e si rinnova. È estremamente importante che vi sia un’istituzione che raccolga la memoria di questo settore a livello nazionale e internazionale. Il nostro ruolo non è solo quello però: è altrettanto importante che l’Accademia si rinnovi e che tenga conto e amplifichi quelle che sono le novità, le innovazioni, le strategie future in questo settore.

Un pensiero non poteva non andare a Enzo Maiorca recentemente scomparso. Campione, grande subacqueo, personaggio che ha onorato l’Accademia, Enzo non avrebbe amato le rievocazioni e le celebrazioni di sé come persona, però avrebbe voluto che fosse ricordato il testimone più importante della sua attività, che a suo parere non sono stati i suoi record, ma il suo messaggio per la tutela del mare. Lui amava il mare come tutti noi, ma era molto preoccupato, soprattutto negli ultimi tempi per la sua salute. La salvaguardia del mare è una delle missioni più importanti che anche l’Accademia deve avere, accanto alla memoria storica. Tutela del mare a trecentosessanta gradi. Il mare non è semplicemente un enorme serbatoio biologico, ma è anche un serbatoio di storia. La storia del mondo, del pianeta, del Mediterraneo in particolare è fortemente legata al mare. Io mi auguro quindi che l’Accademia possa conservare la memoria di quello che è accaduto in questi sessant’anni, ma possa anche portare avanti quella che è una battaglia per la conservazione e per la tutela del mare per il nostro futuro.

Hassan Baccouche, segretario generale della CMAS, di cui l’Accademia è organismo associato e riconosciuto, ha voluto presenziare alla cerimonia portando il suo saluto. Cmas è un organismo che organizza eventi sportivi internazionali subacquei ed è in prima linea nella ricerca e sviluppo tecnico e scientifico delle immersioni subacquee e nella valorizzazione del mare. Tra le attività principali c’è l’attività scientifica, quindi l’approfondimento scientifico delle attività connesse con il mare.

Per quanto riguarda il nostro rapporto con l’Accademia riteniamo che questa possa giocare un ruolo fondamentale nella missione della Cmas che è quella di sensibilizzare alle problematiche del mare soprattutto le giovani generazioni.

Il primo a essere insignito del Tridente d’Oro è stato Edoardo Pavia, orgoglio italiano, esploratore subacqueo estremo, che alla fine degli anni ‘90 ha legato il suo nome alla nuova frontiera della subacquea tecnica britannica, introducendo in Italia l’uso dei rebreather. Ha contribuito, inoltre, a fare luce sui misteri dei naufragi dei grandi transatlantici dei primi del Novecento. Specialista delle immersioni profonde, esploratore di grandi relitti, dal Britannic, gemello dello sfortunato Titanic, all’Andrea Doria fino alla regia corazzata Regina Margherita.

Un riconoscimento alla sua capacità di attrarre persone verso il mare, che è un gigantesco contenitore di storia. Soprattutto il nostro Mediterraneo è un forziere pieno di sorprese.

Pavia ha collaborato a spedizioni con National Geographic e History Channel. Ha partecipato a cinque campagne di ricerca sul Britannic, contribuendo a svelarne la causa dell’affondamento.

Scoperto da Cousteau nel 1976, il Britannic giace a circa 120 m di profondità nello stretto tra l’isola di Kea e la costa greca nel Mar Egeo.

Affondata nel 1916 durante la Prima Guerra Mondiale era una nave addetta al trasporto dei feriti.

Nel 1914 il Britannic era pronto a uscire dal cantiere e ricevere gli allestimenti di 1^, 2^ e 3^ classe. Fino all’ultimo si è cercato di evitarne l’impiego, ma alla fine fu requisito dalla Royal Navy e convertito in nave ospedale. Compirà con successo sette viaggi prima di finire in un campo minato dai tedeschi e affondare in soli quarantacinque minuti.

Ma perché la nave affondò così rapidamente a differenza della gemella Titanic che impiegò invece parecchie ore?

Fu questo l’obiettivo della prima missione voluta da Carl Spencer nel 2003 e di quelle successive: scoprire le cause dell’affondamento.

Si arrivò a determinare infatti che il sistema di chiusura automatica delle porte a tenuta stagna, che avrebbero dovuto sganciarsi come una ghigliottina, non funzionò correttamente, probabilmente a causa di oggetti come carriole o quant’altro che ne impedirono la chiusura. Il comandante, nel tentativo di salvare la nave, tenta di spiaggiarla nel basso fondale della vicina costa. Macchine avanti tutta, la pressione aumenta. La falla creata dall’esplosione della mina di superficie non fa che portare acqua dentro. Il Britannic fortunatamente in quel momento non ha feriti a bordo. La nave, che era in modalità “prendere aria” ovvero con tutti gli oblò aperti, comincia a sbandare e in pochi minuti affonda.

Le uniche vittime, 30, non sono state causate dall’affondamento ma da un’errata procedura di abbandono nave. Il personale medico, nonostante gli ordini degli ufficiali, prende decisioni autonome. Cala la scialuppa. Ma la nave ha ancora un abbrivio e la scialuppa viene tritata dall’elica. Altre 1070 persone furono salvate dai mezzi navali che la scortavano.

È stato poi il turno di Laurent Ballesta, biologo francese e bravissimo fotografo che ha saputo affiancare alla ricerca scientifica la capacità di documentare le sue esplorazioni in acque profonde, attraverso immagini mozzafiato come quelle con cui ha raccontato la vita del celacanto, un vero fossile vivente, o il grande evento della riproduzione delle cernie nella pass di Fakarava, nella Polinesia Francese. È da poco rientrato da una spedizione nelle acque polari dell’Antartide. Il Mediterraneo è stato il suo primo amore i suoi bellissimi libri ce lo ricordano.

I suoi documentari hanno un ritmo e uno stile hollywoodiano, ma il suo obiettivo è quello di essere fortemente scientifico. Into the Shark Pack è il prossimo lavoro in uscita a cui lui e il suo gruppo hanno lavorato per quattro anni.

I suoi progetti sono basati su immersioni difficili, ma non necessariamente difficili in quanto tecniche o profonde, ma per le situazioni in cui vengono effettuate, come ad esempio immersioni prolungate di ventiquattro ore sott’acqua a più di venti metri di profondità o in condizioni di forte corrente. Per non parlare delle immersioni sotto i ghiacci.

Motivazione del Tridente: Per il suo profondo coinvolgimento nelle nuove relazioni tra scienza e immagini subacquee che rappresentano la nuova generazione delle esplorazioni subacquee. Laurent può essere considerato un pioniere in questa nuova forma di comunicazione scientifica. Questo gli ha permesso di filmare le immagini trasmesse in tutto il mondo del mitico celacanto, immagini rare di questo sconosciuto animale a una profondità di 140 metri usando tecnologie innovative e avanzatissime.

E poi il gran finale: Sylvia Earle, il più grande avvocato per la difesa del mare. La più famosa oceanografa a livello mondiale che ha fatto della ricerca e della tutela degli oceani la sua professione trasformando in una splendida realtà il sogno di una vita. Il Tridente a lei è stato un riconoscimento dedicato alla sua lunga e inesauribile devozione alla causa del mare e alla capacità di dar voce a questo mondo silenzioso.

La motivazione del premio: Pioniere delle scienze subacquee, Sylvia Earle è da sempre in prima linea sul fronte della ricerca. Ha partecipato a più di ottanta spedizioni, ha all’attivo 7000 ore di ricerca subacquea. È fondatrice e Presidente dell’organizzazione Mission Blue, un’organizzazione creata per ispirare azioni e risvegliare la coscienza pubblica per proteggere gli oceani.

Si innamorò del mare profondo quando da ragazza lesse “Mille metri sott’acqua” di William Beebe che raccontava delle sue esplorazioni degli oceani a bordo di una batisfera. “Il mondo silenzioso di Cousteau” le fece voglia di vedere quello che lui vedeva.

Sylvia è stata uno dei primi ricercatori esploratori subacquei a indossare maschera e bombole, attrezzatura che le ha permesso di osservare da vicino e poter identificare molte nuove specie di vita marina.

Ribattezzata “Her Deepness”, Sua Profondità, la sua passione l’ha portata a immergersi con apparecchiature sempre più sofisticate e d’avanguardia, partendo dai normali autorespiratori ad aria per arrivare a scendere da sola a 1000 metri di profondità con un sommergibile da ricerca monoposto da lei stessa ideato.

Più andiamo in profondità e più facciamo scoperte nuove. La maggior parte delle creature che vivono negli oceani, vivono in profondità, racconta.

L’oceano sta morendo è il primo grido di allarme che lancia. Il 90% degli squali sono stati sterminati. Il 50% delle barriere coralline distrutte. La pesca eccessiva e l’uso del mare come di una pattumiera lo sta distruggendo. Ma possiamo ancora salvare ciò che resta. Ora abbiamo le conoscenze per evitare gli errori fatti in passato.

Solo i subacquei vedono davvero cosa sta succedendo ai nostri mari: anche chi va per mare, ma lo vede solo da sopra, non se ne rende conto. Solo chi si immerge percepisce cosa sta realmente accadendo agli oceani. I subacquei vedono cose che gli altri non vedono. È un onore essere qui oggi insieme ad amici che capiscono e che amano il mare come me, è stato il suo messaggio. Il compito di tutti noi è ispirare la gente a fare qualcosa per proteggere più seriamente gli oceani.

Cento anni fa sono nati i primi parchi sulla terra. Ora dobbiamo fare lo stesso con gli oceani. Per tanti anni abbiamo pensato che le loro risorse non potessero esaurirsi. È ora di fare per loro quello che è stato fatto per proteggere la terra. E per fare questo serve che le persone vadano sott’acqua. È importante che i subacquei condividano quello che vedono per contribuire a far crescere la comunità di quelli che osservano il mare. Per questo Sylvia Earle sta lavorando alla progettazione di sommergibili relativamente facili da comandare e in uno dei progetti più recenti ha coinvolto dei teenager, dei ragazzi giovanissimi che non erano mai stati sott’acqua, mai stati in aeroplano, tantomeno in un sommergibile, e che hanno partecipato alle osservazioni insieme agli scienziati.

Sylvia lavora con oltre 200 organizzazioni mondiali per la salvaguardia degli oceani. In collaborazione con Google ha attivato un progetto che si chiama Hope Spot. Le Hope Spot sono zone di particolare interesse, sono luoghi speciali, fondamentali per la salute del mare. Chiunque può segnalare un’area che ha particolarmente a cuore e che vede in pericolo andando sul sito www.mission-blue.org/hope-spots/. L’obiettivo è creare una rete mondiale di aree marine protette che Sylvia chiama “punti di speranza” per salvare e ripristinare il cuore blu del pianeta. Le Hope Spot sono il cuore blu della terra. Al momento ci sono più di 70 Hope Spot nel mondo. In Italia ne sono state segnalate tre e sono in attesa di approvazione.

Per questo motivo servono subacquei e ricercatori che sappiano mettere a frutto il loro potere di osservazione.

Ha concluso ringraziando i subacquei per quello che stanno facendo e si augura che in futuro facciano sempre di più per rendere migliore questo pianeta.

«Dobbiamo solo scegliere che tipo di pianeta vogliamo. Io lo voglio blu. Il mondo è blu, il nostro destino è legato a quello degli oceani.»

La manifestazione si è conclusa con la foto di gruppo dei Tridenti d’Oro che si sono uniti al Consiglio Direttivo, composto dal Presidente Sebastiano Tusa, dai Vice-presidenti Pippo Cappellano e Riccardo Cattaneo Vietti, il Direttore Paolo Ferraro e i Consiglieri Luisa Cavallo, Alessandro Marroni, Angelo Mojetta, Maurizio Chines.

Prossimo appuntamento: Ustica, settembre 2017.

Rossella Paternò

Cerimonia Tridente d’Oro e Academy Awards 2017 – Ustica 29 agosto – 3 settembre

Sebastiano Tusa, Presidente dell’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee, il primo cittadino Attilio Licciardi e il direttore della Riserva Marina Salvatore Livreri Console hanno aperto ufficialmente la 58° Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee di Ustica. Al cospetto delle autorità, di un festoso pubblico e di una rappresentanza dell’Associazione Nazionale Atleti Olimpici Azzurri d’Italia, gli scolari di Ustica hanno innalzato le bandiere sui pennoni che sovrastano il porto, in un Largo Padiglioni rallegrato dall’esposizione dei loro vivaci disegni sul tema “Il mio mare”. 

Oltre 2.500 le presenze registrate nei giorni della manifestazione, dal 29 agosto al 3 settembre 2017.

USTICA: CAPITALE DEI SUBACQUEI

Ustica, un’isola che regala grandi emozioni attraverso il tempo: dall’antica acropoli al villaggio dei pescatori, dai sentieri naturalistici, pervasi da aromi mediterranei, al romantico Villaggio di Punta Spalmatore, teatro di suggestivi tramonti.

Ustica è anche molto altro.

E’ stata il cuore pulsante della divulgazione delle attività subacquee fin dal lontano 1959, quando le avventure sott’acqua per il grande pubblico erano per lo più quelle narrate da Verne in “20.000 leghe sotto i mari”. Ma qualcosa stava cambiando: il 1959 è l’anno in cui nasce la CMAS, Confederazione Mondiale di Attività Subacquee, viene fondata la rivista Mondo Sommerso e nasce la prima Rassegna Mondiale di Attività Subacquee che raccoglie nella piccola isola siciliana appassionati e studiosi da ogni parte del mondo. Ero un ragazzino di 15 anni, innamorato del mare e quell’evento a poche miglia dalla mia Palermo rimase scolpito nella mia memoria. Negli anni a seguire divenne per me un appuntamento imperdibile.

Arrivando a Ustica a fine agosto di quest’anno, ho avuto un déjà vu: sul molo di Cala Santa Maria, lo stesso vociare concitato, gli stessi rituali di subacquei intenti a preparare le attrezzature, un via vai di barche e un sapore nell’aria che si respira soltanto a Ustica, il sapore di un mare ancora trasparente e ricco di vita. Tutt’intorno al porticciolo, le bandiere e gli stand dell’Italy Dive Fest: una sorta di Diving Village che propone ai tanti sub presenti le ultime novità nella tecnologia e nella ricerca subacquea. L’immagine mi riporta indietro di quasi 60 anni, a quella formidabile idea di “Capitale dei Sub” che Lucio Messina, giovane funzionario dell’EPT di Palermo, mise sul piatto nel suo ufficio, puntando tutto sul futuro turistico di questo piccolo scoglio vulcanico e lanciando la più grande kermesse del mondo dei sub.

Dopo qualche anno di assenza dall’isola, dall’anno scorso la manifestazione è tornata, viva e vegeta, riconfermando la validità di un’idea che ai suoi esordi sembrava quasi azzardata.

La Rassegna, riconosciuta come la prima al mondo nel settore subacqueo, si svolge in uno scenario anch’esso unico al mondo, sia sopra che sott’acqua. Negli anni ha radunato i maggiori studiosi degli oceani, i più celebri campioni e i più grandi divulgatori. Ha tenuto a battesimo ogni disciplina che abbia a che fare con il mondo sottomarino e, nel 1960, ha dato vita al premio Tridente d’Oro, considerato il Nobel del Mare, assegnato ogni anno ai personaggi più meritevoli.

Mentre insieme a Marina preparo le attrezzature in attesa di prendere il mare, guardandomi d’attorno ritrovo tutta la vitalità di quelle prime straordinarie edizioni. Mi sembra di rivedere i vecchi magazzini del porto che ospitavano le mostre di attrezzature per l’immersione: una finestra sul futuro che non tardò a diventare realtà. Ricordo le prime dirette televisive subacquee realizzate da Andrea Pittiruti, storico giornalista subacqueo della RAI, la prima mostra dell’editoria subacquea, i primi show sotto il pelo dell’acqua, per non parlare della sfilata subacquea che illuminò di luci e di bellezze le oscurità della Grotta Azzurra.

E poi ci fu il primo esperimento italiano di vita subacquea organizzato da Luigi Ferraro, Medaglia d’oro al valor militare e fondatore della prestigiosa azienda Technisub. Ricordo con emozione suo figlio Italo trascorrere 50 ore in un’angusta dimora a 10 metri di profondità.

E ancora Enzo Maiorca che proprio a Ustica, nel 1962, sfondò il muro dei 50 metri in assetto variabile, con un’attrezzatura direi minimalista: maschera, pinne e un fucile al quale era applicata la zavorra. Ebbi la fortuna di esserci, proprio là sott’acqua, a fare da subacqueo di soccorso insieme a due grandi sub siciliani, i fratelli Michelini. Mentre lo osservavo fiondarsi determinato verso il fondo, non potevo fare a meno di pensare ai drammatici pronostici di alcuni medici che gli avevano sconsigliato di superare in apnea i 50 metri. Ma dopo interminabili secondi, ecco Enzo risalire ed emergere trionfante con il cartellino dei 51 metri stretto in mano.

Un grande impulso alle manifestazioni di quegli anni e, paradossalmente, alla conoscenza del mare era dato dalle gare di pesca sub. Da qui sono passati i più grandi campioni inviati da tutte le nazioni del mondo.  Ricordo ancora nella piazza del paese personaggi del calibro di Mike Bongiorno e Pippo Baudo presentare la manifestazione, accanto a loro svettava un gigante che dell’isola era un mito: Camillone com’era chiamato dagli amici per la sua mole. E poi tanti e tanti personaggi che stavano scrivendo la storia della subacquea.

Ustica ha un altro record: è stata la prima Area Marina Protetta italiana. Gestita fin dal 1987 dal Comune, dimostra con la sua ricca biodiversità l’importanza di proteggere il mare, un modello che dovrebbe estendersi a molti più ambienti naturali su tutto il Pianeta.

A condurre i programmi di studio per la fondazione del nascente parco fu un pioniere e Tridente d’Oro, Pino Giaccone, coadiuvato da Silvano Riggio dell’Università di Palermo. Paolo Colantoni ne studiò gli aspetti geologici e, insieme a Gabinelli e Rossi dell’Università di Bologna, pubblicò una carta geomorfologica dell’isola. Ricordo il suo entusiasmo nel definire Ustica “un magnifico laboratorio vivente” sotto ogni aspetto scientifico. Da Ustica partì un vero e proprio “verbo“ per la protezione della natura; Alessandro Olschki, Raimondo Sarà, Luigi Ferraro ne furono i promotori insieme a molti altri Tridenti d’Oro. La nave del CNR Bannock ha più volte ha frequentato le acque dell’isola come base di ricerca per biologi del calibro di Francesco Cinelli e lo stesso Colantoni, oceanografi come Federico De Strobel e molti altri. Raffaele Pallotta, il primo presidente dell’Accademia scomparso purtroppo di recente, nel 1984 organizzò il primo stage di medicina iperbarica al quale parteciparono numerosi neo laureati allievi di Pier Giorgio Data. Fin dalla prima edizione, la rassegna si mostrò sensibile a una nascente scienza, l’Archeologia Subacquea: la mostra di reperti trovati sui fondali dell’isola diede un vigoroso impulso a estendere sott’acqua la ricerca archeologica e l’isola diventò negli anni luogo d’incontro anche per i maggiori studiosi di questa scienza.  Oggi Ustica racconta la sua storia antichissima anche attraverso gli itinerari sommersi, che per Sebastiano Tusa, Soprintendente del Mare della Regione Siciliana e Presidente dell’Accademia, sono il mezzo più efficace per divulgare la conoscenza di questi siti e sensibilizzare alla loro salvaguardia.

E infine il cinema, che ha reso possibile a chiunque di vivere avventure subacquee in ogni parte del mondo, è da sempre tra i protagonisti della Rassegna. Da Cousteau a Quilici, da Hans Hass a Bruno Vailati, a Walt Disney, che nel 1954 portò Hollywood sott’acqua per stupirci con le avventure del Nautilus di Capitano Nemo. Fino ai giorni nostri con Tridenti freschi di investitura come Sylvia Earle e Laurent Ballesta, protagonisti di documentari capaci di coinvolgere e commuovere.

Di quelle prime edizioni, la manifestazione di quest’anno ha ritrovato la ricchezza di iniziative e la capacità di coinvolgere tutta l’isola, creando eventi in ogni possibile luogo.

Il Diving Village della Cala Santa Maria, organizzato da DAN e PADI, brulica di subacquei. Allo stand del DAN, medici e tecnici effettuano prelievi di sangue ai tanti sub che si sono sottoposti con piacere a un programma di monitoraggio delle varie tipologie d’immersione.

E’ una ricerca sul campo che il DAN porta avanti da molti anni, ma in questo contesto ha anche un sapore aggregante. Ci si scambiano commenti sulle immersioni fatte, sui fondali da non perdere, ma anche sulle attrezzature esposte negli altri stand: Scubapro, Mares, Beuchat, Suunto, Nauticam, Coltri, Aqualung, Suex, Y-40, o sui programmi di conservazione promossi da Project Aware nello stand PADI. Sulla banchina, tutti i diving dell’isola partecipano attivamente alla manifestazione, caricano e scaricano attrezzature, partono e tornano con imbarcazioni gremite di entusiasmo e allegria.

Ma basta salire in paese per capire che tutta l’isola è stata coinvolta. La sede dell’AMP ospita la mostra filatelica “Ustica: un’isola nella storia della posta”, presentata dal presidente dell’Unione Filatelica Siciliana Giulio Perricone, e per l’ultimo giorno della manifestazione è stato reso possibile avere l’annullo filatelico di questa Rassegna. Piazza della Vittoria, proprio davanti alla sede dell’AMP, si anima ogni sera di proiezioni e incontri: dalla tavola rotonda “We Diving” sulla subacquea sostenibile per la sicurezza, con la partecipazione di Alessandro Marroni, Luisa Cavallo, Maurizio Chines e Diego Bertolani, ai relitti della II Guerra Mondiale nel Canale di Sicilia filmati e raccontati da Riccardo Cingillo in collaborazione con la Soprintendenza del Mare, la Marina Militare e Rebreather Sicilia, alla conferenza del DAN sulla sua rete mondiale per le emergenze subacquee, la ricerca, la medicina e la sicurezza dell’immersione, presentata dall’infaticabile Alessandro Marroni, presidente e fondatore di questa istituzione, con la partecipazione di delegati delle 5 aree mondiali: America, Asia e Pacifico, Giappone, Sud Africa e Europa.

Il Centro Congressi del Comune ospita invece la mostra “Storie che emergono dal mare” sull’evoluzione dell’archeologia subacquea in Sicilia, a 13 anni dall’istituzione della Soprintendenza del Mare. Reperti straordinari come due elmi corinzi, monete puniche in bronzo, lingotti di piombo di origine romana, un’anfora Dressel 21-22, un’anfora africana e un’ancora in piombo con ceppo e contromarra sono solo alcune testimonianze della ricchezza di storia custodita dai fondali siciliani. A presentarla, in un coinvolgente racconto, il Soprintendente Sebastiano Tusa, il cui lavoro di ricerca è preso ad esempio da archeologi di tutto il mondo.

La Biblioteca Comunale ha aperto le porte a PADI per un corso di aggiornamento istruttori.

L’intero villaggio dell’Hotel Ustica Punta Spalmatore, sulla costa occidentale dell’isola, ha messo a disposizione i suoi spazi. “Non abbiamo mai avuto tanti ospiti subacquei come in questi giorni” dichiara con entusiasmo Anna Russolillo, direttrice dell’hotel. Tavole rotonde e workshop riempiono a turno il Centro Congressi; nell’incantevole piscina panoramica gli atleti dell’Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia danno vita a giornate di sport acquatici coordinate con inesauribile vitalità da Alessandra De Caro della Soprintendenza del Mare. Negli spazi circostanti si può ammirare una mostra fotografica sulla storia dell’Accademia o assistere a presentazioni di libri: ascoltare i racconti di Sebastiano Tusa e Carlo Ruta, autori di “In viaggio tra Mediterraneo e Storia” per le Edizioni di Storia e Studi Sociali, o le avventure scientifiche per i mari di tutto il mondo del biologo marino Francesco Cinelli, autore di un’autobiografia dal titolo che dice tutto “ Nato per il Mare “, edito da un altro Tridente d’Oro, Stefano Gargiullo, con la sua casa editrice IRECO già insignita di un Award dall’Accademia per le numerose pubblicazioni sul mare e i suoi protagonisti.

La Rassegna si svolge in ogni dove, come una grande festa: le vie e le piazze del paese, ma anche i bar e i ristoranti sono luogo d’incontro e aggregazione, occasione di scambio e condivisione per una grande comunità di subacquei. E non solo, per chi non vuole o non può immergersi sono previste escursioni guidate di snorkeling sia naturalistiche che archeologiche. Oltre a un’emozionante serata a guardar le stelle sotto la guida di Franco Foresta Martin.

La manifestazione si è conclusa con una grande festa su una terrazza a tramontana, con una vista spettacolare incorniciata tra il Faro di Punta Cavazzi e la Torre dello Spalmatore.

Alla luce dorata del tramonto, si sono unite la festa di DAN e PADI e la Cerimonia di consegna dei Tridenti d’Oro e degli Award dell’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee.

Alle 5 aree geografiche mondiali del DAN sono stati conferiti gli Award: l’ambito riconoscimento destinato ad enti ed istituzioni è stato consegnato a William Ziefle per DAN USA, John Lippmann per DAN Pacific Asia, Yasushi Kojima per DAN Giappone, Francois Burman per DAN Sud Africa, Alessandro Marroni per DAN Europa.

Il Tridente d’Oro è andato a Danilo Cialoni per i risultati delle sue ricerche sulla fisiopatologia dell’immersione, come coordinatore dei programmi di ricerca sul campo della Dan Europe Foundation, e sulle analogie fisiopatologiche fra immersione, permanenza in altitudine e vita nello spazio attraverso il progetto DAN Ski-Scuba-Space.

Come tradizione, Cialoni ha ricevuto la Cittadinanza Onoraria di Ustica per mano del Sindaco. Un premio speciale è stato assegnato a PADI per la sua efficace azione nel promuovere la consapevolezza della sicurezza ambientale in immersione, la sostenibilità delle immersioni e l’avvio di un programma internazionale rivolto agli studenti delle scuole medie per promuovere l’immersione giovanile e la conoscenza degli Oceani. La PADI, a sua volta, ha consegnato a Franco Genchi un riconoscimento per la sua importante presenza sulla scena della subacquea palermitana sia in veste di Presidente del Museo della Subacquea all’Arsenale della Marina Regia di Palermo sia come titolare del suo storico negozio.

Un ringraziamento speciale è andato, oltre agli Enti organizzatori (l’Accademia, il Comune di Ustica, l’Area Marina Protetta e la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana), agli Enti che hanno materialmente contribuito alla realizzazione della manifestazione (l’Assessorato Regionale Turismo, Sport e Spettacolo, l’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca mediterranea, il Ministero della Salute, l’Assessorato Regionale della Salute), ma anche i tanti che hanno lavorato per il suo successo (il personale della Soprintendenza del Mare: Alessandra De Caro, Maurizio Brandaleone, Claudio De Franco, Salvo Emma, Ciro Grillo; i diving dell’isola di Ustica, i pescatori, l’addetto stampa Salvo Messina, l’operatore Vincenzo Di Girolamo; i panificatori Franco e Marinella Vescera che hanno realizzato per i partecipanti vere opere d’arte con i grani antichi della Sicilia).

Un mio personale ringraziamento va a mia moglie Marina Cappabianca che insieme a me ha condotto la Cerimonia.

La grande festa chiude in bellezza questa serie di giornate intense, orchestrate da un’organizzazione impeccabile, che hanno consentito ai partecipanti di incontrare veterani della subacquea come Paolo Notarbartolo di Sciara e Pino Giaccone, di scoprire le nuove frontiere della ricerca e della tecnologia, di vivere le indimenticabili emozioni che il mare di Ustica sa regalare.

Prossimo appuntamento con l’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee a Bologna per l’EUDI Show 2018.

Pippo Cappellano
Vice Presidente Vicario